Una nuova sentenza focalizza l’attenzione sui rapporti tra dipendente e datore di lavoro.
La storia è questa: un’azienda ha comprato un file relativo a degli studi di settore. Questo file doveva poi essere modificato, implementato e rivenduto. Ma prima che ciò accadesse, il dipendente ne ha “girato” una copia a terzi.
La Corte di Cassazione, tramite la sentenza n. 57/2015 , afferma la possibilità di un licenziamento per giusta causa se si utilizza l’e-mail di servizio e si promulgano dati dell’azienda senza l’autorizzazione della stessa. Secondo la Cassazione tale comportamento fa venire meno il rapporto di fiducia tra il dipendente e il datore di lavoro. Già la Corte d’Appello si era pronunciata sulla questione considerando indebita la trasmissione all’esterno di quei dati, utilizzando la posta elettronica aziendale e in presenza di un esplicito divieto di divulgazione dei “documenti riservati o comunque documenti aziendali” a soggetti esterni all’azienda.
La tesi sostenuta dal lavoratore ruotava intorno alla natura dei file in questione. Affermava che gli stessi si potevano acquistare liberamente su internet e che quindi la trasmissione indebita non andava a scalfire una eventuale segretezza dei dati. La Corte ha invece ritenuto che anche file e documenti acquistati altrove sul web rientrano tra i dati “segreti”: sono pur sempre dei file riservati e la vendita in Internet non può giustificare in alcun modo la diffusione nascosta e inconfessata.