Esiste una clausola nelle condizioni generali di Facebook, di difficile interpretazione, scritta male, ma importantissima. Mi riferisco al punto 4 del paragrafo 2 della Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità.
La clausola recita così:”Quando l’utente pubblica contenuti o informazioni usando l’impostazione “Pubblica”, concede a tutti, anche alle persone che non sono iscritte a Facebook, di accedere e usare tali informazioni e di associarle al suo profilo (ovvero al suo nome e alla sua immagine del profilo).”
L’importanza di questa clausola è facile da comprendere, visto che dall’interpretazione della stessa deriva nientemeno che l’utilizzabilità di tutti i contenuti e delle informazioni pubbliche postate dagli utenti.
La clausola è scritta malissimo. La frase inizia con l’identificazione dell’oggetto della stessa: “Quando l’utente pubblica contenuti o informazioni“. La regola che Facebook ha scritto riguarda quindi “contenuti” e “informazioni”.
E fin qui ci siamo. Poi la frase continua stabilendo che, se l’impostazione della privacy del post è pubblica, chiunque, anche chi non è iscritto a Facebook può usare tali “informazioni“. E i “contenuti” citati nella prima parte dell’articolo? Dove sono finiti? Si sono dimenticati di riportarli nella seconda parte della frase? Oppure sono sottintesi?
Un’interpretazione giuridica della norma includerebbe senza dubbio nella regola sia i contenuti che le informazioni, un’interpretazione letterale, invece, escluderebbe i contenuti.
Le conseguenze di questa sottile linea sono inimmaginabili. Ipotizziamo l’utilizzabilità da parte di tutti quanti di una fotografia resa pubblica, senza nessun limite come se venisse data una licenza d’uso della fotografia a chiunque la volesse usare, magari solo con un credit.
Ma poi, cosa vuol dire “usare” un contenuto o informazione? Anche qui bisogna affidarsi all’interpretazione perché le condizioni generali di Facebook non ci danno risposta. Ed anche qui l’interpretazione è di fondamentale importanza: se per “usare” si intente un utilizzo generico allora una web agency potrebbe utilizzare anche per campagne o siti web un’immagine “pubblica” presa da Facebook, senza rischiare alcuna richiesta di risarcimento da parte del fotografo.
Si tratta di un bug troppo importante e grave per un social network che ormai è il punto di partenza e di arrivo di qualunque navigatore, che raccoglie più di ogni altra piattaforma contenuti protetti da copyright, che distribuisce informazioni, immagini e video. Sarebbe il caso che la società di Palo Alto faccia chiarezza su questo punto, visto che la “dimenticanza” della parola “contenuti” appare anche nella versione originale inglese ed in tutte le altre lingue.
Ad oggi, con questi presupposti, sarebbe molto più probabile che un giudice consenta l’utilizzo della immagine a chiunque, piuttosto che il contrario.