\u201cUn certo grado di anonimato e\u2019 consono a molte attivita\u2019 che vengono fatte su Internet e l\u2019anomimato potrebbe, quindi, essere considerato nell\u2019insieme delle circostanze, essere un fondamento del diritto nell\u2019ambito della vita privata per la protezione costituzionale contro le ricerche, le perquisizioni e i rilevamenti abusivi\u201d cos\u00ec il giudice Thomas Cromwell della Corte Suprema del Canada si \u00e8 espresso sull\u2019acquisizione di informazioni personali da parte delle forze dell\u2019ordine.<\/p>\n\n\n\n
L\u2019anonimato sul web \u00e8 un diritto e la polizia, per richiedere delle informazioni a dei fornitori sui loro clienti, dev\u2019essere in possesso di un mandato giudiziario. Senza queste prerogative le forze dell\u2019ordine non possono avere informazioni perch\u00e9 questa attivit\u00e0 \u00e8 giudicata al pari di una ricerca o una perquisizione. E\u2019 quindi fondamentale, per i giudici della pi\u00f9 alta Corte del Paese, \u201ctener conto del ruolo dell\u2019anonimato nell\u2019ambito della protezione dei diritti in materia di vita privata su Internet\u201d.<\/p>\n\n\n\n
Questa sentenza giunge in un momento delicato in cui il Parlamento federale analizza un progetto di legge che chiede di conferire alla polizia maggiore libert\u00e0 d\u2019azione per vigilare su Internet. Tutto nasce dalla vicenda di una canadese condannato nel 2007 per aver scaricato materiale pedo-pornografico. La polizia, una volta individuato l\u2019Id dell\u2019accusato, aveva richiesto al fornitore di accesso ad Internet Shaw Communications tutti i dati riguardanti la persona per individuarla e procedere ad una perquisizione domiciliare.<\/p>\n\n\n\n